Erano due settimane che aspettavo che Vecchioleone tenesse fede ad un’importante promessa: farmi toccare per la prima volta i 4000m. Ero tanto eccitata all’evento che, masochisticamente, alla vigilia stavo per mandare tutto in fumo per i timori che mi erano stati fatti nascere relativamente agli effetti che il brutto tempo sembrava avesse lasciato, compreso una valanga che aveva mietuto vittime. Ma Ale Campi è un VECCHIOleone mica per niente, ed ora non posso che ringraziarlo…
Vestiti invernali, con tanto di passamontagna nello zaino, piccozza e ramponi pronti all’uso, io, Ale, Annina, Mau e Simo compriamo lo skipass per salire al plateau rosa (per chi, come me, non l’avesse trovato sul sito, il costo è di 20 euro) e saliamo: saranno state le 9, non tardissimo, ma se avessimo preso la prima corsa …
Devo dire che nessuno di noi ha sofferto il dislivello tanto elevato quanto veloce a percorrersi, quindi tutti gasati si comincia a risalire quel pezzo di pista prima di affacciarci sul ghiacciaio. In quota c’era un’atmosfera da sogno: cristalli di neve sollevati da una brezza leggera, che sembravano stare accogliendoci nel paese delle fate
caldo, cielo terso e … guardate cosa e chi avevamo alle spalle …
Meritano uno zoom:
Lasciamo ogni traccia umana e ci affacciamo sul tanto famoso ghiacciaio dove ci rendiamo conto di quante persone, come noi, avevano deciso di godersi una fantastica giornata, dopo due settimane di maltempo.
Per quanto pianeggiante devo ammettere che il mio passo non è stato dei migliori, ero infatti pervasa da una strana sensazione di sonnolenza: c’è chi l’ha giustificata con la rarefazione di ossigeno, c’è chi mi ha detto che il mio secondo nome è Pisolo (perché raramente rimango sveglia nei viaggi di ritorno da una gita!), quindi…
Fatto sta che col tempo richiesto dal mio cuoricino che batteva più forte del solito, abbiamo terminato il semi anello e abbiamo cominciato a rampare. A quel punto, però, Mau ha demorso, vinto da un dolore alla gamba, che l’ha fatto tornare al rifugio delle guide (giusto?), dove l’avremmo poi ritrovato tutto caldo e rilassato … (quante belle cameriere c’erano???!)
Salendo, ci troviamo di fronte alla causa del distacco della valanga, di cui hanno riportato i giornali:
4 intrepidi che due giorni prima avevano fatto il breithorn centrale, erano poi scesi contemporaneamente, sovraccaricando il pendio e … si vede, no?!
Torniamo a noi: stando dietro a un vecchioleone che adattava il passo a quello di una neofita dei 4000 (e che un po’ li accusava!), abbiamo puntato il breithorn occidentale, seguendo la traccia rossa
e siamo arrivati sulla cresta: gli schiaffi che abbiamo ricevuto dal vento per arrivare fin lì ci hanno lasciato il viso segnato fino alla mattina successiva!
Arriviamo in un punto un po’ protetto dal vento dove incontriamo Annalisa,
che aveva tenuto un passo più veloce del mio e che ci aspettava già da un po’; Simone invece mi sa che era già sulla vetta occidentale, ma quello si sa!!!!!
Il vento era fortissimo e Annalisa decide di non proseguire
Io e Ale ci proviamo: stacchiamo gli sci, lui si legai i suoi allo zaino e tiene i miei in mano, io tengo le 4 racchette (che bello essere donna!!!!) e cominciamo a salire. Il vento però diventata istante per istante sempre più ingestibile: Ale subiva un effetto vela per colpa degli sci legati allo zaino e, per la prima volta in vita mia, l’ho sentito urlare! Era un po’ preoccupato e mi urlava: “Morghi, qui stai bassa!!!!”.
Aveva infatti superato il punto dove alle mie spalle c’è quel merenderos, quindi in piena cresta aperta.
(c’era davanti a noi un gruppo di crucchi spaventati dalla loro stessa ombra e quindi incerti, ai quali Ale ha dato un po’ di colpe, di averci rallentato e uno in particolare l’ha proprio sgridato perché nello scendere il dosso di cui sopra, stava per suicidarsi perché voleva scivolare di sedere troppo a filo della cresta …!)
Seguo il consiglio di ale e mi ritrovo a gattonare sulla cresta: un vento incredibile sollevava folate di neve che rendevano l’avventura veramente adrenalinica: non che mi sia mai sentita in pericolo, ma era tangente la forza prorompente di Madre Natura, che quando decide di farsi sentire, beh … la senti proprio!
Ci guardiamo e Ale scende di pochi passi e prepara i miei sci, io mi avvicino, mi aiuta ad attaccarli e mi dice di fare una curva, superare il colletto che avevamo scalato a piedi e raggiungere Annalisa, dove avremmo poi spellato. Vedo un gruppo di rocce, fraintendo la direttiva di Ale e mi ritrovo girata nella direzione sbagliata. Intanto Ale aveva messo i suoi sci e aveva fatto il percorso che mi aveva prima indicato a voce: io mi ritrovo girata dalla parte opposta rispetto a dove era lui … mi faccio forza e affronto una curva stretta, ma il fatto di aver avuto le pelli, i talloni staccati e di aver beccato delle rocce, mi fanno terminare la curva con una caduta. Mi ritrovo la coda dello sci incastrata allo zaino e un braccio con la racchetta sotto il mio corpo. Non so cosa fare. Ale aspetta a venirmi in soccorso perché quel crinale è carico di neve, quindi non vuole sovraccaricarlo. Con pochi e mirati movimenti riesco a disincastrare lo sci e a tirarmi seduta. Però ho impiegato forse un paio di minuti di troppo, quindi Ale si era convinto a raggiungermi. Diciamo che quando si è fermato poco sotto di me ero già seduta, nella posizione giusta per ritirarmi in piedi, ma nel passarmi sotto ha mosso di nuovo il lastrone che avevo già intaccato io … e mi sono sentita muovere il sedere! è stato praticamente millimetrico, ma ho recepito un messaggio fin troppo importante in quell’istante … Allungo una racchetta ad Ale, che la prende aiutandomi così a tirarmi in piedi più velocemente, e ci leviamo dai piedi il prima possibile: mantenendo le distanze tra di noi, ma senza voltarci indietro!
Raggiungiamo Annalisa, ma nel frattempo si era alzato un vento indescrivibile: peggio, sempre peggio! Anche laddove prima era un po’ riparato.
Ale mi aiuta, per l’ennesima volta, a staccare i miei aggancini, perché a -20°C erano troppo duri per me, e stacco le pelli. Lo zaino l’ho tenuto sulle spalle, perché quello di Ale, che si era levato, si muoveva da solo, tanto era forte il vento. Le mie pelli se le caccia in tasca lui e cominciamo a scendere.
La neve era tantissima e la visibilità diventava via via sempre più scarsa: quel grigio che non permette di riconoscere la profondità della neve, dove quindi era facilissimo sentirsi un piede rimanere inchiodato e il corpo volare: ale, io, e tutti i merenderos. Ma ormai il pericolo era passato, e l’unica preoccupazione era di non perdere il contatto visivo con le altre persone, perché in aggiunta alla visibilità il vento fortissimo, che ora non era più solo in cresta, cancellava le tracce ad una velocità impressionante.
Arrivati al ghiacciaio, però, si è cominciato a non avvertire più quella preoccupazione, ma solo un gran male agli stinchi! Questo per quanto sono stata costretta a spingere: gli attacchini erano ancora gelati, quindi i miei talloni sono dovuti rimanere ben attaccati allo sci, per tutto quell’infinito semicerchio piano …
Finalmente arriviamo alle piste, e quindi al rifugio dove Simone aveva già raggiunto Maurizio: Simo è riuscito a farsi la cima, perché mezz’ora prima il vento era fastidioso, ma non proibitivo … diciamo che se fossimo arrivato mezz’ora prima, avrei raggiunto la cima, ma se fossimo arrivati mezz’ora dopo, non avremmo avuto neanche la soddisfazione di arrivare almeno in cresta!
La discesa alla macchina è stata curiosa: era la prima volta che sciavo in pista con gli sci d’alpinismo … sono sempre stata abituata agli sci da discesa, quindi mi sono stupita dell’agilità che ho sfoggiato con questi sci tanto più leggeri!
In paese una bella pizza per rifocillarci per tutta quell’adrenalina che i nostri corpi hanno prodotto
E indovinate un po’? un rimando all’esperienza al rifugio degli angeli della settimana prima: cercatela su questo stesso blog e capirete, eh Claus???
Poi via verso la piovosa Milano, con un’esperienza di quota e di umiltà sulle spalle.
.. e questa è solo la mia prima stagione di sci alpinismo!
Grazie a tutti i miei amici!
7 commenti:
Grande Morgana!! Non hai specificato però che dei 4.165 della cima tu sei arrivata a 4.123!! Quindi proprio un soffio e con il vento che c'era proprio di questo si tratta...
A me spiace di aver sbagliato a lasciare andare Simone con la corda nello zaino (anzi pensavo addirittura la avesse Mauri al rifugio) e di aver troppo indugiato a passare i panzer tedeschi, perché legata e con picca e ramponi, la cima la avresti toccata. Ma col senno di poi son bravi tutti...
E poo in fondo è anche giusto che una montagna oltre i 4000 non si conceda subito alla prima voltar si mostri in tutta la sua austerità, ;-) non trovi?
Comunque brava! hai reagito alla tensione del momento con molta lucidità e ti sei fidata, molti sarebbero andati in panico
hai colto in pieno l'ironia del titolo!
e... io mi fido di te, punto!
Ringrazia il cielo che il lastrone non è partito ....Se no era la prima e ultima stagione di scialpinismo !
No richi dai, erano 30 cm per 4 metri quadri...è il suo didietro che destabilizzava...Una volta in piedi tutto risolto!!!
Secondo non vi erano proprio le condizioni di massima sicurezza per affrontare una gita di quel genere...
Ad ogni modo contento che vi sia andato tutto per il meglio.
Davide M.
le condizione di base c'erano, ci eravamo informati presso le guide del rifugio guide del cervino che ci avevano rassicurati. certo hanno aggiunto che con queste condizioni se le valanghe le vai a cercare le trovi, come spesso capita del resto.
Sarebbe bastato essere più veloci e anche il vento e le nubi (che appunto erano attesi in previsione proprio per l'ora in cui sono arivati) non avrebbero complicato la gita. Ma pericoli reali non ce ne sono stati...freddo a parte naturalmente...
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