Tutte le volte che vado in Valle d'Aosta lo sguardo va alla sua forma cosi accattivante...
Sabato viste le favorevoli condizioni, che non vogliono dire neve alla macchina, ci incamminiamo sci in spalla, verso la sua cima.
Sapendo che era una gita lunga e faticosa 16 km e 1700 mt di dislivello, solo Noora Emma,Matteo e Andrea si sono aggregati.
Passaggi degni di "giochi senza frontiere", si susseguono.
Lasciate le scarpe d' avvicinamento attaccate a una pianta, proseguiamo con i ramponi sul sentiero ghiacciato
Finalmente il bosco si apre e sopra quel dosso calzeremo gli sci
Si guadagna dislivello nel lungo canale,che il primo pezzo è visibile anche dal parcheggio,
Dai 2300 in su il canale non si vede piu' dalla macchina, perche' passando sotto la bastionata del Avic svolta leggermente a destra , ma comunque continua a salire fino i 2660 dove un caratteristico Ometto di sassi fa da boa e quindi cambio di rotta .
Studiamo dove attaccare la cresta finale.
Un colletto prima dell' ultima fascia rocciosa sembra il punto giusto.
Dietro di noi la cresta che parte dal Col de Raye-Chevrere
Lasciamo qua gli sci.
Iniziamo cosi l' ultima parte della salita.
Sulla prima punta Noora e Matteo decidono di scendere, sono le 15...
Forse sarebbe saggio scendere tutti.
Arriveranno al parcheggio alle 18,30
Con Andrea continuiamo la cavalcata fino l' ultimo torrione 2970mt, poi mi trovo di fronte un salto di almeno 30 mt.
Caspita ma la relazione diceva che la cresta continuava fino alla cima....
Rinunciare a cosi poco è sempre difficile...
La foto di sopra mi vede nel punto A.
Ritornando da Andrea vedo una possibile scorciatoia per ritornare agli sci, scendere da una stretta rigola con belle pendenze, cosi da evitare la cresta rocciosa e aerea punto B
Questa la foto fatta da Matteo quando in discesa ha raggiunto l' ometto "Boa".
In rosso la salita sulla cresta finale, punto A dove Noora e Matteo hanno deciso di scendere, il B da dove inizia la nostra discesa
Torniamo a noi o meglio torno da Andrea sconsolato...
La discesa dalla rigola, di Andrea ...
Siamo ora una 50 di metri sotto la sella da qui parte la cresta finale del Avic.
Altimetro segna 2860.
La cima è li, 140 mt sopra di noi .
So che se scendiamo ora, di sicuro scenderemo al buio.
A cosa serve fare le notturne...
"Andrea te la senti di salire ?"
"No Riki vai tu ci si vede agli sci"
Sono le 16,45 quando tocco la Madonnina della cima del Mont Avic, ora il mio obiettivo è di scendere veloce.
Bel pirla manco la foto hai fatto, e comunque lo sai anche tu che non puoi scendere velocemente su questo terreno devi fare attenzione il vuoto ti circonda e devi restare concentrato.
Raggiungo la sella e da qua vedo il punto dove un ora fa ho fatto dietro front
Raggiungo anche Andrea e da qua iniziamo la lunga discesa, al buio.
Arriviamo all' albergo alle 20,30 passate.
Insegno cosa sono gli errori euristici, probabilmente ne ho commessi nella mia scelta di andare in cima.
Ma il filo che divide la determinazione e la preparazione dall' errore non è fisso, esso varia a seconda del soggetto.
Qui invece la cartina con il tracciato Gps fatto in discesa a mio avviso il piu' corretto.
Senza la salita della cresta ma prendendo direttamente l' ultimo canalino.
Che ovviamente rifaro' con i pazienti : Noora, Emma Matteo e Andrea e magari puntano anche alla traversata.
Grazie anche alle loro foto che ho usato.
Ma questa è un report ancora da avvenire.