Chi e perchè.

"Ci piace trascorrere il tempo libero all'aperto, in montagna o in ambiente naturale. Ci piace camminare, scalare, sciare, e osservare. Ci interessano tutti gli aspetti della natura, dell'ambiente e dell'ecologia. E' un'esperienza che non si ferma al ritorno in città, per questo la vogliamo raccontare."
.......................................Club Alpino Italiano - sez. Brugherio

30 lug 2012

Rocca del Prete "Il Diedro di Barbara"

Anche questo week come ormai è consuetudine sulle Alpi le previsioni sono brutte....
Decidiamo quindi di ritornare a Rocca del Prete.
Lasciata le macchine al Passo del Tomarlo, ci avviamo verso la Rocca su un sentiero tenuto molto bene...
Dapprima nei prati poi nella faggeta si procede in gruppo...
 Arriviamo cosi sulla cima della Rocca del Prete
 Scendiamo per il Canale Martincano
 Arrivando alla base della parete Alessandra e la Manu attaccano la via Giovanni Corradini :


Noi cerchiamo l'attacco della nostra via ma giriamo per piu' di un ora senza trovare niente...
Decidiamo di andare giu' al prato  cosi da capire meglio la conformazione della parete...
 La relazione dice una volta trovato il sasso delle prove di attaccare la via nel evidente diedro....
Marco attacca un evidente diedro forte anche di aver trovato dei bei fix.
 Alla prima sosta si sposta a desta e finisce il tiro su una pianta dopo aver percorso 40 metri di prato verticale....Alla fine scopriremo che aveva percorso una via invernale " Via del Sambuco ".
 Vedendo il suo errore io mi porto a sinistra e risalgo un altro diedro ...
Sotto la sosta si vede bene il sasso delle prove.
 Il terzo tiro e un diedro di 5c strapiombante, passarlo è stata dura e alla fine sosto davanti a un camino bellissimo !
 Con non pochi smadonni anche Renato e Oscar mi raggiungono in sosta.
Il camino si dimostra divertente e li fotografo alla fine del tiro.
 Oscar nella parte piu' stretta...
 Renato quasi fuori...
 Ed eccoli finalmente in cima !
 La prima calata è emozionante 40 mt nel vuoto.
Alla destra di Renato la parte bassa del diedro.
 Anche Oscar arriva, alla sua destra la parte alta del diedro.
 Intanto Luca e Marco dopo aver fatto qualche monotiro fanno le lucertole sul sasso delle prove....
 In rosso la nostra via " Il Diedro di Barbara "
In Giallo la via presa da Marco .
 Recuperati gli zaini e G8 percorriamo il sentiero basso per ritornare alla macchina.
Prima del passo troviamo una sorgente con acqua freschissima che gioia !
 Al passo ci ritroviamo tutti e andiamo a bere e mangiare qualcosa al bar di Santo Stefano dove incontriamo Davide o meglio Desfera un amico di On Ice che ci da preziose informazioni sulla sua montagna .
Il "Diedro di Barbara " c'è l'ha detto lui, se no manco sapevamo cosa avevamo fatto.
Approposito anche Tiramisu e Giovanni  poi alla fine hanno rinunciato alla Lucifero e sono andati a fare Rokkabarokka 6b.
 Per tirar tardi siamo fatti apposta, infatti lasciamo Santo Stefano appena prima delle 20 , non prima di aver saccheggiato un negozio del formaggio e del vino locale.. 
 Il viaggio di ritorno è bello lungo e c'è chi dorme....
 E chi non puo' dormire...chiassà perchè????
 Panorami e scorci bellissimi ci accompagnano fino a Piacenza....
Ho trovato una cartina del posto sul sito:
Cosi ho segnato il percorso fatto, in andata seguendo le creste , e al ritorno passando dalla sorgente.


27 lug 2012

Cima Castore (4221 mt)

Come descrivere la gioia e l'emozione del primo 4000?
Io ci provo...
E' un sogno che si avvera, e subito faccio un doveroso ringraziamento all'amico Piero che mi ha aiutato a realizzarlo nel migliore dei modi, scegliendo con intelligenza i giorni giusti per l'ascesa, gli orari perfetti, i tempi di percorrenza rispettati etc etc...
Anche se non sono esperta come molti altri non ci vuole molto per capire che salite importanti come questa, anche se un 4000 "facile", vanno studiate: va studiato il meteo, le condizioni del ghiacciaio, gli orari in cui potrebbero comparire vento e nubi e quindi mettersi in marcia ed essere sufficientemente veloci per godere di una giornata spettacolare come la nostra ed essere fuori dai pericoli quando questi si presenteranno...
... Ma soprattutto bisogna essere preparati, di testa e di fisico, allenati alla fatica, alla progressione su ghiacciaio e soprattutto alla quota.
Già, la quota: non avevo mai superato la soglia dei 3800 mt slm e soprattutto non in due giorni (quando mi è capitato ero in Nepal e ci sono rimasta 2 settimane...), avevo un pò paura che il mio fisico da sarda nata e cresciuta al livello del mare non avrebbe retto... invece anche qui non poteva andare meglio.
Ma andiamo per ordine: sfruttando il fatto che ero in ferie, Piero sceglie i giorni di Mercoledì e Giovedì per l'ascesa, giornate perfette dal punto di vista meteo e condizioni, e che ci consentono di non trovare troppa ressa al rifugio Quintino Sella (3585 mt) dove ci fermeremo per la cena e il pernottamento.
Faccio notare che anche in giornate feriali il rifugio era notevolmente frequentato...
Alla partenza da Brugherio intanto vedo arrivare all'improvviso una faccia simpatica e sorridente: é il Diego, che mentre lavorava con il suo camion ci vede e devia per salutarci: il suo sorriso sarà di buon auspicio!
Prendiamo la funivia da Gressoney fino al Bettaforca, e da lì percorriamo circa 900 metri di dislivello su sentiero sfasciumoso con un ultimo tratto attrezzato per arrivare al rifugio.
Alla partenza siamo in 5: oltre a me e Piero tentano la cima anche Luigi, Walter e Umberto.
Arrivati al rifugio ci riposiamo, prendiamo il sole in attesa della cena. Io mi sento proprio bene, solo un leggero mal di testa che comunque era messo in conto... La quota!!! Penso tra me" Finchè è solo quello me lo tengo, poi mi passa"
Invece già Luigi, Umberto e Walter vedo che hanno qualcosa che non va...
Mi preoccupo:"E se capitasse anche a me?" "No, la quota mi fa una pippa!" Lo dico per convincermi ma ho paura...
Durante la notte il solito mal di testa e la solita insonnia già provata in Adamello, ormai la conosco... "La quota mi fa una pippa!" mi ripeto, ed intanto leggo e rileggo gli sms di di Rediquadri, di Orzo e di Chiara che mi rassicurano e mi fanno sentire che tifano per me.
Il mattino seguente, ci alziamo e facciamo colazione e qui si decide: Luigi, Umberto e Walter decidono addirittura di scendere, non reggono la quota del rifugio (ricordo che eravamo già a 3585 mt) e quindi rinunciano. Per me invece il mal di testa è passato... Sto bene, mai stata così bene... Io e Piero quindi da soli ci imbraghiamo, ci leghiamo in cordata e saliamo gli ultimi 600 metri di dislivello su ghiaccio.
Si comincia con un tratto in piano, poi si sale, si arriva in cresta bella, aerea ed esposta, davvero panoramica (mi è piaciuta un casino!!!), mentre il sole fa capolino e ci saluta: giornata spettacolare!!! Durante la salita vediamo un pò di crepacci sulla via ai Lyskamm, mentre il nostro percorso era perfetto e pulito. Piero mi indica tutte le cime che vediamo: i Lyskamm, i Breithorn, la puntina del Cervino... Non è mancato proprio nulla!!! Beh, forse una cosa a me è mancata, anzi in realtà una persona che avrei voluto condividesse il primo 4000 insieme a me... Ma ho trovato un rimedio... 
Salendo la bellissima cresta esposta sentiamo un pò di vento freschino ma assolutamente non fastidioso, quindi proseguiamo agevolmente fino a toccare finalmente la cima, e qui esplosione di gioia e di abbracci!!!

Un pò di foto
Che dite... Non è di buon auspicio questa faccia simpatica?




Appena scesi dalla funivia: pronti, in marcia!!!

 I padroni di casa ci salutano durante il tragitto...







Sarebbe bastato tanto così e l'avrei anche accarezzato...
Ultimo tratto attrezzato prima del rifugio (hanno sostituito il canapone con una corda più agevole)







Finalmente al rifugio




Prima di cena ci si gode un pò il sole...
... E l'indomani mattina ci si incammina sul ghiacciaio! Và che spettacolo...
Il sole fa capolino  e ci saluta
Condizioni perfette e percorso ben tracciato
Arrivo in cresta... Il morale è alto! (e anche la quota...)
Un pò di panorami...
Ultimi strappi...
Bellissima cresta panoramica finale
Cima!!!
...Qualcuno con cui avrei voluto condividere il mio primo 4000...
Stefano... In qualche modo ti ho portato con me...
Dopo esserci riposati ed aver goduto di panorami mozzafiato riscendiamo e recuperiamo Luigi, Walter e Umberto che intanto ci aspettavano alla funivia per il ritorno a casa...

E visto che era giovedì una scappata a Galbiate a salutare Orzo e gli altri ed a raccontare la salita ancora con l'emozione "a caldo" davanti alla solita birra e bruschetta!!!
Ragazzi, che giornata!!!
Grazie ancora Piero!!!
Ciao a tutti

26 lug 2012

Grande Rousse da Rhémes Notre Dame (Via CAI Brugherio)

È documentato che nella prima metà del ‘900 (I ascensione 1906) la vetta di questa montagna sia già stata salita dal versante di Rhémes, percorrendo solo in parte la via che descriveremo oggi, ma deviando presto sul lato della parete stessa che corre verso nord. Non ci sono peraltro testimonianze di salite in tempi più recenti, tranne che per il parroco del paese con mio papà e il Conte Rossi di Montelera con una guida, che negli anni 50/60 sono passati però più a destra della parete principale, rimontando il ghiacciaio e in seguito un canale che li ha condotti sulla cresta all’altezza della via normale che sale da Valgrisenche. A causa dell’abbassamento di circa 25 metri del ghiacciaio di Torrent, questi canali non sono più nemmeno raggiungibili.
La montagna dato il suo aspetto austero, la sua roccia scura, lo svettare di circa 400 mt sopra le cime circostanti, il fatto che il maltempo venga sempre da li e il fatto di sovrastare di  2.000 metri il paese di Rhémes Notre Dame, ha sempre goduto di un particolare rispetto e quasi riverenza, sino al punto di ispirarne un romanzo pubblicato nel 2009 (L’orco Della Val Di Rhemes)
In particolare su questa cima negli anni ottanta la cordata di mio fratello ebbe un brutto incidente e uno di loro riportò lesioni permanenti, quindi io sono cresciuto come se avessi avuto un conto in sospeso con quella cima, tanto da farmi fare un tentativo di salita solitaria dal versante di Rhemes l’estate scorsa; in quella occasione compresi che avrei avuto bisogno di un ottimo socio per vincere quella “partita”…
Venerdì Andrea mi dice: “e se salissimo sabato a casa tua a Rhemes e andassimo a fare quella cosa domenica in giornata?” – è fatta! Trovato l’ottimo socio che mi serviva. Alle 4:30 lasciamo l’auto e ci incamminiamo nel vallone del col Fenetre, lasciamo la sua traccia salire a destra e noi risaliamo dritti accanto al torrente che ci porta a calcare il ghiacciaio di Torrent. Grazie alla buona copertura nevosa viaggiamo spediti e alle 8:30 siamo all’attacco della cresta che ci porterà sullo spigolo della parete est, alla placca liscia che mi respinse l’anno scorso.
Da qui iniziano le difficoltà, necessari 2 tiri in parete sud est per superare 2 gendarmi praticamente sovrapposti, su roccia friabile e difficoltà sino al V-. Poi abbiamo piegato a destra in un ampio canale che percorre buona parte del fianco della montagna e dalla sua uscita senza percorso obbligato si sale su un “mare di pietra instabile” sino ad incrociare la via normale da Valgrisanche poco sotto la cima. Abbiamo usato qualche dado, friends e sul tiro chiave abbiamo attrezzato con 2 chiodi.

Ma ecco Andrea che avanza spedito all'alba
 ed ecco l'attacco della cresta e la traccia di salita
la placca compatta...così sembrava da sotto, ma appena toccata ci siamo accorti che è marcia come tutto qui attorno
passaggi aerei...
il Monte Bianco, Jorasses e la cresta che scende verso nord, percorsa dai salitori negli anni 50-60
guardando 2.000 metri più in basso (da notare "l'ottima compattezza" della montagna...)
cima!!!
 ci sono pure io eh?!

ed ecco l'altrettanto ostica discesa dal versante opposto, nonché "frantuma rotule", meglio questo inverno con gli sci vero Simone?! ;-)
ecco la parete e il nostro spigolo visto dai prati sopra al paese
Aprire una via dà un sapore particolare a qualsiasi salita e questa per me di valore aggiunto ne aveva ancor prima di partire; salendo nonostante le difficoltà e gli appoggi inaffidabili, sentivo che non sarei tornato indietro senza la cima, abbiamo avuto fortuna e azzeccato tutte le scelte. Ma faremmo  un imperdonabile errore se non dicessimo con fermezza che la salita a questa montagna è davvero impervia e occorre ottima dimestichezza a muoversi e ad arrampicare su terreni estremamente instabili. Occorrono giornate senza il minimo pericolo di maltempo perchè qui la roccia è piena di ferro e attira i fulmini e senza neve che si scioglie sulle cenge poichè farebbe precipitare pietre sulla via di salita. Mettete in conto di stare da soli (Gypeto escluso) per circa 13 ore e di scendere dall'altra valle perchè discendere a Rhemes sarebbe un suicidio.
Grande Andrea!! 
Infondevi sempre tranquillità anche nei momenti di maggior tensione e incertezza sul da farsi.