Sono ormai 10 anni che mio padre tesse le lodi della sua passione: la bicicletta. Mi racconta di passi di montagna, centinaia di chilometri macinati, migliaia di meri di dislivello, e poi colori, profumi, panorami,… Sono sempre stata felice che lui trovasse godimento in questo bello sport, ma non avevo mai colto fino in fondo cosa mi stava dicendo...
Ieri è stata una data importante: il suo sessantesimo compleanno; e per festeggiarlo sono reduce da uno dei weekend più belli che si potessero organizzare.
Appuntamento davanti a “u Rissu”, albergo belvedere a Bedonia (PR) alle 10,10 di sabato mattina. C’è chi ha dormito già là, e chi -seguendo il navigatore- si è fatto un’ora di curve senza motivo, c’è chi deve gonfiare le ruote
e chi proprio montare la bici
ma tutti pronti col sorriso e … con orribili tutine!
Il gruppo che parte è decisamente eterogeneo ed eterogeneamente sale a velocità eterogenee! In virtù di ciò Mirio, il festeggiato, ha organizzato due differenti alternative:
-Tra Emilia e Liguria nella foresta del monte Penna (parco naturale dell’Aveto). 70km e 1.800 mt, che possono essere individualmente ridotti a 50 Km e 1.300 mt.
-dopo i primi 15 Km insieme, ad Anzola, prima della salita al passo del Tomarlo, con una piccola passeggiata si rendere omaggio al grande vecchio faggio secolare e rientro con 30km e 5-600mt.
Ma già alla prima tappa (passo Montevaccà) , comune a tutti, l’Appennino miete la prima vittima: la catena di Valeria, per la felicità del Presidente … !
A Montevaccà c’è il primo scollinamento:
la salita è stata dura ma breve e fatta con le gambe fresche, quindi il morale è alle stelle! Questo è il come ed il perché mi sono fatta prendere dall’entusiasmo e non ho seguito mio padre (e il vettovagliamento nella sua borsa …!) nel giro meno impegnativo, avventurandomi invece per il passo del Tomarlo.
Da principio sono riuscita a stare alle ruote di Elena e Nicoletta, due macinachilometri impressionanti, a mio fratello, che si è poi rivelato un eroe delle due ruote (prima uscita più o meno della vita e2800m di dislivello in due giorni: complimenti!), e a chi, solo dalla professionalità dell’aspetto, già mostra la sua bravura …
ma questi attimi di gloria sono durati poco e ben presto mi sono ritrovata a pedalare da sola, con le sagome innanzi a me che diventavano via via sempre più piccole! Per un po’ mi ha dato sostegno morale, ma soprattutto tecnico, Carlo (che alcuni di voi conoscono perché uno sci alpinista legato alla nostra savoiarda e a Mauri), che ironicamente (anche se con un tono serio tale da non mortificarmi) osservava riguardo alla mia capacità di andare tanto piano da sfidare le leggi dell’equilibrio !!!!!!!! Finché non incontriamo Vittorio, sceso dalla bici, che rifiatava sul ciglio della strada.
Ecco la mia occasione per riposarmi: “Vai pure Carlo, raggiungi quelli in testa, io rimango a far compagnia a Vittorio!”: ed eccomi coricata sulla strada a cercare di far tornare i battiti del cuore ad una velocità umana!
Ormai siamo solo io, Vittorio e il sol leone: sono le 13 e la giornata è strepitosa, ma ciò non aiuta chi ha di fronte una strada che non molla mai e un passo che sembra essere solo in salita!!!
Ci fermiamo a una bella fontanella e a Vittorio vengono i sensi di colpa perché, dopo essersi abbondantemente dissetato, realizza di aver con sé la borraccia del professore... Decidiamo quindi di aspettarlo, ma non arriva. Fermiamo allora due motociclisti (l’idea è stata di Vittorio, ma i centauri non hanno potuto non fermarsi di fronte alla mia tutina Mapei!), che si riveleranno essere due angeli per un professore disidratato!
Con l’animo più leggero per aver salvato una vita (o quantomeno per aver evitato di averne una sulla coscienza!), decidiamo di andare avanti fino all’arrivo al bivio Genova-Piacenza: dove il gruppo di forti ha preso per Santo Stefano d’Aveto, e noi avremmo dovuto tagliare per il Chiodo e il Penna… ma lì la geografia locale non convinceva il mio capogruppo, che ha deciso di aspettare il professore, detentore della cartina! Ma il sole era fortissimo, la stanchezza indescrivibile, il tempo stesa sull’asfalto tanto lungo da avermi conciliato il sonno, che Vittorio di punto in bianco torna in sella e decidere di tornare a Bedonia per la strada d’andata. Un minuto dopo incontriamo un professore sofferente e 10 minuti dopo siamo di fronte a una coca cola e a un panino rigeneranti
Quando arrivo a casa sono veramente distrutta e … un po’ ustionata!
Sono stanca, è vero, ma insieme al quel torpore di affaticamento fisico, sono pervasa la quella leggerezza mentale e di cuore che lasciano l’impressione di stare librando: è stata un’esperienza grandiosa! Come Carlo mi spiegava durante la salita per non arrendermi alla stanchezza, la bicicletta è uno sport di testa, come lo sci alpinismo, e quindi la gratificazione è mentale: la migliore perseguibile!
Ma oltre alla mente, ora è il corpo a richiedere soddisfazione … e quindi: si comincino i festeggiamenti!
Aperitivo in taverna
E poi cena
Con tanto di brindisi
e torta (commemorativa più che del compleanno, dell’attività di ciclista)
tanti splendidi regali,
tra cui la cartina di Bedonia, caput mundi
ed una bellissima filastrocca composta dal presidente per l’occasione
http://youtu.be/H0B8aAFVtHM
Grazie a mio padre, grazie ai suoi splendidi ospiti, grazie a mamma e ad Adri: un altro weekend degno di una vita proprio ben vissuta! Come ormai mi capita di pensare sempre, da ché ho scoperto il valore dello sport, della buona compagnia e, perché no, dell’ottima cucina!
Tanti auguri papà!