Lo sentivo che sarei tornato…
15 giorni fa’, quando lasciavo il rifugio dopo aver salito
la Tetè di Valpeline, dentro di me il desiderio di tornare in questa valle e
salire questa volta la Dent d’ Herens per la cresta Tiefmatten si stava per
materializzare…
Ovviamente in queste 15 giorni i preparativi sono stati come
sempre elettrizzanti…
Con Andrea abbiamo letto le relazioni e preparato l’ uscita,
i consigli dal web e le esperienze gia’ vissuta di Mauro e Natale , ci hanno fatto prendere la decisione di munirci
di bici per percorrere i
5 km di sterrata che costeggia il lago.
E finalmente si parte !
Ed ecco che appare la nostra meta.
E pedala…
E spingila, quando le capre e le mucche non gradiscono i
ciclisti
Lasciate al palo le bici, ora si prosegue a piedi, Andrea sta
memorizzando la traccia con il gps
Sono passati solo 15 giorni ma la fioritura di saponaria
rende il panorama diverso
Grazie alla scelta di usare la bici in 3 ore e ½ siamo al rifugio quindi, visto l’ esperienza
di 15 giorni fa’, meglio andare a vedere com’è il sentiero che domattina ci
portera’ al ghiacciaio.
Il resto del pomeriggio lo passiamo ciacolando con i
sipaticissimi gestori, una cena abbondante e alle 20,30 tutti a letto… Le 2
arrivano in un attimo e alle 3 lasciamo il rifugio
Passo dopo passo, illuminato dalla luce della frontale
percorriamo prima il sentiero poi il primo ghiacciaio, e’ ancora buio quando arriviamo alle catene
che portano alla cresta
La salita al colle è uno sfasciume unico, arrivati in cima lo spettacolo dell’ alba ci accoglie
Iniziamo questa lunghissima cresta
Finita, rimettiamo i ramponi…
E anche questo ghiacciaio è superato…
L’ altezza si fa’ sentire ma manca ancora la parte finale
Sono le 9 quando raggiungiamo la cima
Il panorama svizzero
E quello italiano, con la in fondo la diga...
La croce non c’è piu’, quello che resta è la piastra di
fondazione.
La soddisfazione di essere riusciti ad arrivare in cima è
enorme, ma i pericoli e le insidie della discesa si intravedono nel mio
sorriso, so che non è finita, anzi ora dovremo stare piu’ attenti la stanchezza
e l’ altezza non devono annebbiarci…
Ripercorriamo la cresta aerea e salutiamo il Cervino
Rieccoci al ghiacciaio sommitale davanti a noi la Tetè di Valpeline, sotto la lunga cresta ma ora dobbiamo concentrarci a scendere, non c’è neve ma ghiaccio, quindi nei punti piu’ ripidi si procede faccia a monte, i ramponi lavorano solo sulle punte, avere avuto 2 picche non sarebbe stato male…
E anche questo è fatto, quando finalmente ci ritroviamo davanti
alla cresta.
Aver perso 400 mt di quota ci dona nuova linfa,
l’arrampicata non è difficile ma espostissima,
bisogna procedere in conserva per non perdere troppo tempo
La cresta è sopra di noi quando rimettiamo i ramponi, ora la
cordata si allunga e si fanno dei nodi a palla, il caldo rende il ghiacciaio
piu’pericoloso, dove stamani siamo passati senza problemi ora bisogna prestare
molta attenzione. E la montagna ce lo ricorda con i suoi continuii crolli
Passiamo affianco a enormi seraccate
Uno sguardo alla cima
E giu’ ancora ammirando le forme del ghiacciaio…
Stamattina
quando siamo passati non si vedeva nulla…
E per finire un labirinto ci attende, sul ghiaccio non ci sono piu’ le
tracce, ognuno deve trovarsi la strada di discesa...
Finalmente arriviamo alla morena… Ora ci possiamo rilassare,
e riesco a pensare a qualcosaltro … Ho sete !!!
E la visione di una birra al rifugio è una visione tremenda
e lontana
Dopo 12 ore siamo di nuovo al rifugio … Che bevuta !!!
Poi ovviamente perché rifare il sentiero che passa dalla
morena, proviamo a scendere dal vecchio quello con le catene…
Ambiente molto piu’ particolare…
Anche se in alcuni punti le catene mancano o sono
rotte .
A mio avviso molto piu’ bello
E arriviamo al laghetto un ultimo sguardo lassu' al Rif. Aosta
e forse anche un addio
La lunga discesa i cento pensieri che frullano nella mia
testa si interrompono solo quando rivedo la mia bici, e penso finalmente mi
siedo…
Lascio che Andrea vada al suo ritmo, io pedalo piu’ lento,
voglio gustarmi ogni pedalata in questo ambiente da favola.
E per finire mi sembra giusto ringraziare chi dall’ alto ci
ha vegliato
Ringrazio Andrea che mi ha accompagnato in questa lunga
avventura e che riesce a gestire la tecnologia molto meglio di me, grazie a lui
qua le tracce
Ben visibile la traccia di discesa o salita dal rifugio
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