Quante volte nel corso di un anno sentiamo di giovani uomini, giovani donne o bambini portati via dalla Morte? Quante volte in prima pagina i giornali ci sbattono in faccia la Morte e quante volte, noi, indifferenti, giriamo pagina?
Poi succede che “quella volta” diventa “la tua volta”. Dove quelle iniziali, quel nome, quelle pagine parlano di qualcuno che conosci, qualcuno che magari hai amato, qualcuno davanti al quale ti sei appoggiato a un tavolino di un bar e ti sei raccontato.... Sono momenti dove ognuno di noi reagisce in modo assolutamente personale e differente. Chi si dispera, chi si zittisce e chi sembra quasi indifferente. Il denominatore comune è che tutti, bene o male, facciamo diventare quella “cosa” parte integrante della nostra vita e incominciamo a viverci insieme.
La montagna è un ambiente splendido.
E' un ambiente che ci rende immensamente felici e che ci riempie i fine settimana e le settimane: lunedì e martedì li occupiamo a sistemare foto, a scrivere report, a controllare cosa è stato salito e da chi. Da mercoledì si incomincia a guardare i siti meteo, a valutare le condizioni e si incomincia a elaborare un'idea che pian piano diventa un progetto che trova libero sfogo nel week-end...E poi si rincomincia.
Per qualcuno può sembrare monotono, per noi non lo è di certo.
Le ultime settimane sono state ricche di sgomento e tristezza davanti a quello che la montagna ha causato. Non che il marciapiede o l'autostrada siano più sicuri ma rendersi conto che un ambiente che ci dà così tante sensazioni positive possa trasformarsi in una trappola mortale fa male.
La vicenda del Tre Signori che ha portato alla morte del Pinuccio e al ferimento del Nano mi ha profondamente turbato.
In quel caso si trattava di persone che ho visto gioire, arrabbiarsi, commuoversi. Persone che ho ascoltato e da cui mi sono lasciato ascoltare.
La vicenda della Barre è diversa. Non conoscevo direttamente nessuno di loro ma conosco i loro amici e il massiccio per averlo salito con Lucie due estati fa. Quel week-end è ancora vivo nella mia memoria: il sentiero che da Pre de Madame Carle conduce al rifugio des Ecrins è lungo e faticoso. Io arrivavo da due settimane di inattività e da un leggero colpo di sole quindi la mia forma era circa sotto zero. Quando però è comparsa davanti a me la Barre sono rimasto senza fiato e anche la grande fatica fatta per giungere fin lì ha acquistato un altro sapore: una montagna enorme si stagliava bianca e bellissima contro il cielo blu di metà agosto. Le montagne tutt'intorno sembravano quasi venerare questa incantevole cima facendosi piccoline e distanti. Il glacier blanc era una striscia di ghiaccio direttamente alimentata dai poderosi seracchi che ricoprivano il fianco settentrionale della montagna.
L'alba del giorno dopo ci colse già alti sulla parte.
Molte le cordate che quel giorno raggiunsero la cima. Ricordo gli espostissimi passaggi di cresta che si affacciavano sulla vertiginosa parete sud su cui corre la goulotte Gabarrou-Marsigny.
Non so se un giorno li ritroveranno...forse sì, forse no.
Spero francamente di sì per le loro famiglie e i loro amici. Avere un corpo su cui piangere mi ha aiutato parecchio in passato.
Purtroppo la Morte non si prende solo e soltanto le persone che muoiono ma anche quelle che devono continuare a Vivere.
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