Bellissima via ieri in compagni di Richi e Simo. Voglio raccontarvi del "Dito Dones", particolare struttura rocciosa, sopra Ballabio, che permette una visuale della Val Sassina da un punto di vista differente da i soliti a cui siamo abituati...Probabilmente uno dei pochi da cui non si vede Lecco, ma solo montagne!
La via ripetuta è la "Via del diedro obliquo". L'avvicinamento è molto facile: da Lecco si sale a Ballabio e da qui si prende la strada che sale ai Piani dei Resinelli. Prima di passare il ponte sul fiume Grigna (questo il nome datogli da Richi, non mi stupirei se fosse una cazzata...) si prende una viuzza sulla dx. Al termine parte il sentiero.
Dopo circa 15 minuti si arriva a un evidente bivio a cui si tiene la dx. Dopo una decina di minuti si passa da un alpeggio veramente panoramico. Si vede il gruppo del Campelli, il Tre Signori, il Resegone e il bel versante N del Due Mani, che d'inverno è veramente spettacolare.
Quando si arriva all'alpeggio si hanno tre possibilità: o dritto, o a dx, o a sn. Per raggiungere il Dito Dones si prosegue diritti. L'attacco della via è posto sul sentiero in corrispondenza di un ometto di sassi; l'ometto è veramente evidente, se non ci siamo persi noi nessuno avrà problemi!
La via è veramente bella! Sono sette tiri abbastanza duri, ma perfettamente protetti. Io avevo 12 rinvii e ogni volta temevo di finirli prima della sosta. E' la via ideale per allenarsi in mezza giornata.
Già il primo tiro fa capire il carattere della via, passaggi delicati su roccia ottima, con un bel traverso verso sinistra. L'accesso al travero consiste in passaggi molto atletici lungo una paretina.
Successivamente ci sono due brevi passaggi di 2c e poi un breve sentierino. Noi siamo andati via in conserva. Dopo c'è un altro bel tiro di movimenti delicati, con un traverso che immete in una paretina piacevole.... Al termine si trova un anello, ho preferito saltarlo per andare a sostar sulla ferratina che porta al diedro.
La ferratina consiste in un cavo d'acciaio che, sfruttando un esposta cengia, porta all'attacco del diedro che da il nome alla via. Il diedro è magnifico: sono due tiri per un totale di una cinquantina di metri. Le difficoltà ci sono (5c) ma le protezioni pure.
Il diedro inizia con una prima parte strapiombante dopo la quale si arriva alla prima sosta. La seconda parte è ancor più bella della prima, le protezioni sono più lunghe, e i movimenti più delicati (alcuni passaggi sono anche di aderenza). Si raggiunge l'uscita che ho trovato abbastanza ostica, anche perchè non ne avevo veramente più!
Dopo il diedro ci si sposta leggermente a sinistra e per una rampa si raggiunge il punto più difficile della via (6a+) che è totalmente azzerabile, anche se uno spit ballerino mi ha fatto stringere le chiappe. Dopo il tetto si arriva all'ultima panoramica sosta, si è infatti a 20 metri dalla cima, proprio sul dito, e ci si trova alle spalle lo zucco Teral con le sue paretone verticali.
La cima si guadagna con un ultimo tiro di 5a, decisamente esposto.
Come avrete capito la via mi è piaciuta un sacco, veramente bella e completa! Consigliatissima!!!!
Se qualcuno vuole ripeterla consiglio un paio di friends piccoli e un paio medi, le protezioni non mancano ma le dificoltà neanche.
Relazioni dettagliate le trovate: -http://scuolaguidodellatorre.interfree.it/relazioni/roccia/Grigna-viaDiedroObliquo.html -oppure anche su Clau's Blog, fra i link
Ciao ciao...
3 commenti:
ho scoperto ieri leggendo un'altra relazione che il "diedro obliquo" che dà il nome alla via è quello della L6 (cioè del tiro di 6a+); comunque questa lunghezza non ha niente a che vedere con la bellezza dei due precedenti tiri dove il diedro non è obliquo ma verticalissimo!!!
infatti mi chiedevo perchè diedro obliquo, quando il diedro è dritto come un piombo...
nel report hai dimenticato di citare quel famoso detto che se ben ricordo diceva più o meno così: "il Dito è meglio scalarlo che prenderselo nel..."
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